Nizza 14 luglio, svolta del terrorismo in Europa

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di Salvo Barbagallo

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Nizza, giorno di festa, giorno di sangue

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Uccidere mentre la gente è in un momento di relax, sia nella sala di un ristorante, sia in una strada mentre si assiste a fuochi pirotecnici nel corso di una festa. Nizza 14 luglio 2016, anniversario della presa della Bastiglia, ha segnato un punto di svolta nella strategia del terrorismo jihadista, ed è l’immediato futuro che potrà spiegarci il vero significato di questa “svolta”.

niz1Il terrorismo jihadista è subdolo, si conosce la sua ferocia: abbiamo visto immagini di persone sgozzate, abbiamo visto l’atrocità di una bomba/kamikaze fra la folla inerme. Non possiamo meravigliarci per quanto sta accadendo, e il dolore non basta, le bandiere a mezz’asta non fanno rinascere chi è rimasto vittima di un fanatismo che noi non riusciamo e non riusciremo mai a comprendere. Così come non si può comprendere l’accanimento di una violenza che colpisce in maniera indiscriminata. L’incitamento al massacro diramato dal Califfato nero jihadista è più che noto: colpire tutto e tutti coloro che rappresentano il mondo occidentale, soprattutto coloro che da “fuori” hanno tentato di cambiare il “loro” mondo. Colpire con qualsiasi mezzo o arma.

Dodicimila attentati in tutte le parti del mondo, quasi tutti con la stessa identica matrice. Non occorrono rivendicazioni sugli atti terroristici non “programmati” direttamente dall’Isis, ma il punto di partenza è l’ispirazione e la condivisione del modo d’essere, d’esistere su questa terra. Chiamateli come volete, “lupi solitari” o “bastardi”, nella realtà sono soltanto dei miserabili e volgari assassini. Che il criminale di Nizza – Mohamed Lahouaiej Bouhlel, 31 anni – sia nato a Tunisi e solo da quattro anni in Francia, e non arabo/francese di seconda generazione, a nostro avviso (ma possiamo essere anche in errore) poca importanza riveste. È l’odio e la ferocia che caratterizzano la “tipologia” di questi individui che vogliono la morte altrui perché la “vita” per loro ha valenza diversa. Non parlateci di “integrazione” quando accadono simili barbarie.

La Francia è sotto attacco principalmente per una ragione: perché attacca il Califfato nero, il cosiddetto Stato islamico, nelle sue aree d’influenza. Ma non è solo la Francia ad essere sotto attacco, i fatti lo dimostrano chiaramente.

niz2Il ministro dell’Interno Angelino Alfano presiedendo ieri mattina (15 luglio) la riunione al Viminale del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, dopo la strage sul lungomare di Nizza, riferendosi alla situazione in Italia, ha dichiarato: Noi teniamo il nostro sistema difensivo in una tensione funzionale, non per provocare angoscia, ma con l’obiettivo di renderlo efficiente nella sciagurata ipotesi, che nessuno può escludere, di un evento che possa accadere nel nostro Paese. Alfano ha ricordato le frasi pronunciate dal “portavoce” dell’Isis che poco tempo addietro incitava gli jihadisti sparpagliati ovunque: Uccidete il militare e il civile, sono la stessa cosa. Se non potete trovare un proiettile o una bomba, usate una pietra per rompergli la testa, o un coltello, o investitelo con l’automobile. Il ministro dell’Interno ha aggiunto per tranquillizzare gli Italiani: Sono attivi sul nostro territorio nuove strutture, abbiamo istituito delle unità operative di pronto intervento da parte di Polizia di Stato, Carabinieri, insieme a squadre di supporto dell’Arma. Si tratta di nuclei specializzati nelle azioni di prevenzione terroristica (…) . Abbiamo per 17 aeroporti un piano ben preciso di impiego delle forze armate e abbiamo una vigilanza che si giova dell’uso di 7.050 uomini delle forze armate (…)

Marco Zatterin sul quotidiano La Stampa offre il quadro della situazione senza peli sulla lingua: Già circolano voci di summit europei straordinari e/o di riunioni ministeriali Ue da convocare subito per parlare del dopo Nizza, lo stesso copione messo in scena dopo gli attacchi di Parigi e di Bruxelles. Visti i precedenti, sarebbe meglio evitarli. È inutile, e controproducente per l’immagine dell’Unione, convocare vertici che non abbiano la possibilità di offrire soluzioni concrete e rapide, soluzioni che in questo momento non ci sono (…) Il percorso è segnato da tempo. È necessario rafforzare i controlli alle frontiere esterne, rendere efficace il coordinamento fra le diverse Intelligence, accelerare gli sforzi per il controllo del territorio (la maggior parte degli attentatori sono già cittadini europei) e quelli per tenere a bada il diffondersi del radicalismo, stringere sulla circolazione delle armi più pericolose e sul monitoraggio del web, principale veicolo per il reclutamento dei jihadisti. I governi europei lo dicono dai giorni di Charlie Hebdo. Tuttavia non hanno fatto in Patria quanto hanno promesso a Bruxelles.

niz3La strage di Nizza già insegna qualcosa: che nello scenario attuale definire gli “obbiettivi sensibili” e rafforzarne la vigilanza e la sicurezza è un tentativo che lascia il tempo che trova: può significare solo attrezzare uno strumento di “deterrenza”. Ovviamente una misura necessaria, ma occorre essere coscienti che non può prevenire e, quantomeno, “sconfiggere” il terrorismo. L’unica arma possibile è quella di non lasciarsi intimorire, è quella di avere consapevolezza del momento che si vive.

La strage di Nizza da non dimenticare: 84 vittime, fra le quali dieci bambini (bilancio provvisorio), oltre 2oo feriti, cinquanta persone appese a un filo. E la storia della barbarie non è ancora conclusa.

 

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